Si stanno per concludere i lavori che la comunità dei liutai cremonesi sta conducendo per definire, storicamente e filologicamente, il metodo di costruzione degli strumenti ad arco messo a punto, a partire dalla metà del Cinquecento a Cremona e tramandato, attraverso varie vicissitudini, fino ai giorni nostri. Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una conferenza stampa tenutasi in mattinata nell'aula didattica del Museo del Violino dal sindaco Gianluca Galimberti, da Fausto Cacciatori, Conservatore delle collezioni del Museo del Violino, e dal Maestro Bruce Carlson. Oltre ai maestri liutai che partecipano agli incontri di studio e analisi era presente anche il professore Marco Malagodi del gruppo di ricerca del Laboratorio Arvedi di Diagnostica non-Invasiva che ha sede nel Museo. Oltre ai maestri liutai che partecipano agli incontri di studio e analisi era presente anche il professore Marco Malagodi del gruppo di ricerca del Laboratorio Arvedi di Diagnostica non-Invasiva che ha sede nel Museo.
Gli incontri, guidati dal maestro Bruce Carlson insieme al conservatore delle collezioni del Museo del Violino, Fausto Cacciatori, si sviluppano intorno a due momenti: un inquadramento di contesto e l’analisi di strumenti e reperti conservati presso il Museo del Violino. Il primo affronta lo studio degli avvenimenti storici che caratterizzano il periodo in cui gli strumenti vennero costruiti e la vita di ogni liutaio preso in esame, per meglio comprendere le sfumature culturali e, di riflesso, le esigenze di mercato che caratterizzarono i periodi nei quali operarono i grandi maestri. L’analisi dettagliata degli strumenti e dei reperti, poi, consente di comprendere più profondamente le tecniche costruttive e le peculiarità che – nel loro insieme – caratterizzano il metodo cremonese e lo diversificano da altri metodi e stili costruttivi.
I lavori finora condotti hanno preso in esame le primissime produzioni liutarie a partire da Andrea Amati, fino all’attività di Carlo Bergonzi, che chiude il Settecento e la stagione d’oro, dopo la morte del maestro Stradivari di cui, nell’ultimo appuntamento, i liutai hanno potuto studiare in modo comparativo i violini delle collezioni del Museo – Golden Bell 1667, Clisbee 1669, il Cremonese 1715, il Vesuvio 1727, Scotland 1734 e il Tyrell 1717, che si trovava a Cremona in esposizione temporanea. Gli ultimi appuntamenti affronteranno l’Ottocento, che costituisce il periodo buio della liuteria cremonese, e il Novecento con la sua rinascita e il rilancio.
“Ogni patrimonio culturale ha bisogno di cura. Noi ci stiamo prendendo cura del nostro saper fare liutario tradizionale e lo facciamo insieme alla comunità dei liutai. Cremona è un ecosistema unico al mondo che genera conoscenza e incrementa così continuamente la competenza dei liutai. Puntare sulla qualità e sulla costruzione continua delle capacità artigianali è essenziale per rafforzare la professione del liutaio, affrontare le sfide di un mercato globale, iperconnesso e molto competitivo, trasmettere il sapere alle nuove generazioni e garantire lunga vita all’antica arte dei maestri liutai cremonesi", ha affermato tra l'altro il Sindaco Galimberti.
Oltre alla definizione e alla descrizione puntuale del metodo, le sessioni di salvaguardia riguardano molti altri temi, cui corrispondono azioni concerete: quelle relative al rapporto fra liutai e musicisti, quelle relative alla protezione giuridica, alla trasmissione, cioè alla formazione, e alla comunicazione, che sono attualmente in corso di organizzazione, con il coordinamento dell’Ufficio per l’UNESCO del Comune di Cremona.
I presupposti di un lavoro così impegnativo risiedono nella Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, recepita anche dal governo italiano. Ricevuto il riconoscimento UNESCO, infatti, ogni comunità di riferimento assume su di sé l’onere di studiare potenziali rischi e minacce che possano interromperne la trasmissione ai posteri e di mettere a fuoco misure a sua tutela.
Il percorso di preparazione è partito tre anni fa, con la costituzione dell’Ufficio per l’UNESCO all’interno del Comune di Cremona, che in qualità di ente referente presso il Ministero della Cultura e presso l’UNESCO stessa, ha assunto su di sé la nuova competenza. L’ufficio, che coordina le operazioni in accordo con il Ministero della Cultura, ha dapprima incontrato gli interlocutori locali e la comunità dei liutai in riunioni preparatorie, per poi effettuare una puntuale ricognizione dei bisogni, attraverso un lungo percorso di ascolto della comunità.
Tra le azioni realizzate, oltre all’organizzazione delle sessioni di studio, ci sono un nuovo sito internet interamente dedicato alla comunità di liutai cremonesi e alla loro attività (www.liuteriacremonese.it) e gli incontri con i commissari europei che stanno lavorando al progetto del riconoscimento delle IGP (Indicazione Geografica Protetta) a prodotti non alimentari, come potrebbe essere il saper fare liutario tradizionale cremonese, e una collaborazione con Fondazione Casa Stradivari per la realizzazione di un centro di alta formazione liutaria.
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