Celebrato il 70° anniversario della Liberazione

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Una grande festa della Liberazione per celebrare insieme i 70 anni del 25 Aprile. E’ questo il significato che il Comune di Cremona e le sezioni provinciali delle associazioni dei partigiani (Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani e Associazione Nazionale Divisione Acqui) hanno voluto dare a questo importante appuntamento che cade nell’anno i cui ricorrono due anniversari importanti: 100 anni dall’inizio della prima Guerra Mondiale e 70 anni, appunto, dalla fine della Seconda.

La giornata si è aperta alle 9, al Civico Cimitero, con la Messa all’aperto, alla Cappella ai Caduti per la libertà, presenti il sindaco Gianluca Galimberti, il consigliere Andrea Virgilio in rappresentanza della Provincia, la presidente del Consiglio comunale Simona Pasquali, nonché tutte le massime autorità civili e militari cittadine. Al termine si è tenuta l’inaugurazione della Pietà laica, opera del maestro Mario Coppetti che, superato ormai il secolo di vita, ha comunque partecipato all'intera manifestazione. A seguire, breve corteo all'interno del camposanto, con sosta e sistemazione della corona alla Cappella ai Caduti Civili, sosta alla Cappella dei fratelli Di Dio, sosta e sistemazione delle corone alle lapidi di Cefalonia e ai Caduti per la Resistenza e la deposizione di una corona d'alloro all’altare della Patria.

Alle 10,30, dalla piazza di fronte alla chiesa di San Luca, preceduto dal complesso bandistico “Città di Cremona”, dalla storica bandiera tricolore, dai labari delle associazioni partigiane, dai Gonfaloni del Comune e della Provincia, si è mosso il corteo, dove alcuni partecipanti portavano le foto di partigiani cremonesi (poi esposte nel Cortile Federico II), che, dopo avere attraversato corso Garibaldi, corso Campi, via Cavour, piazza Roma, via Solferino è confluito in piazza del Comune.

Sul palco, appositamente allestito, presenti sempre le massime autorità locali, hanno preso la parola dapprima il presidente della Consulta degli studenti, Luca Musella, a seguire il consigliere provinciale Andrea Virgilio, la presidente provinciale del'ANPI Mariella Laudadio in rappresentanza delle Associazioni partigiane ed infine il sindaco Gianluca Galimberti (si veda il testo sotto riportato).

Imbandierate tutte le finestre del Palazzo Comunale e grandi tricolori sui pilastri del porticato esterno dell'edificio. Dalla Bertazzola del Duomo hanno fatto la loro comparsa dapprima una bandiera bianca, poi due tricolori. Questo ha un particolare significato. Il 26 aprile del 1945, infatti, come ricordato in un saggio di Emilio Zanoni, sindaco di Cremona dal 1970 al 1980 e già membro del CLN, prima una grande bandiera bianca, segnale che le ultime pattuglie tedesche avevano lasciato Cremona, poi sostituita da quella tricolore, sventolò solenne dal Torrazzo, come nei momenti più drammatici della storia della nostra città, a salvaguardia e conforto di tutti i liberi cittadini cremonesi.

E' seguita la deposizione delle corone alla lapide dei Caduti per la Libertà e alla lapide “Medaglia d’oro CVL (Corpo Volontari della Libertà)” nel cortile Federico II. La cerimonia si è conclusa davanti al quadro con le foto di tutti i caduti della Resistenza Cremonese. Al termine, nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, il sindaco Gianluca Galimberti, affiancato dalla vice sindaco Maura Ruggeri, come da tradizione, hanno presenziato alla consegna delle borse di studio per il 25 Aprile.

L'intervento del sindaco Gianluca Galimberti: “E' una grandissima gioia per me, è una grandissima emozione, anche aver ascoltato le parole di chi mi ha preceduto. In queste settimane ho ricevuto due lettere, non so se è presente in questa piazza Federica. Alla fine di una delle due lettere Federica mi scrive: ‘Caro Signor sindaco, se tu la pensassi esattamente come me non ti avrei scritto queste due lettere. Ma il fatto che siamo su posizioni per certi versi differenti mi ha spinto a farlo. Perché è così, nel confronto con chi vede prospettive diverse dalle nostre che si può allargare la mente. Caro signor sindaco facciamo di questo 25 aprile un buon uso. Ognuno come la sua indole e la sua intelligenza spinge a vivere’.

Che cos’è il 25 aprile? E’ la possibilità di scrivere questa lettera, è la possibilità di dire che sia hanno posizioni diverse, è la possibilità civilmente di confrontarsi. Io dico grazie a Federica perché so che con lei la pensiamo su alcune cose in maniera differente, ma è possibile in democrazia parlarsi e cercare una mediazione. Abbiamo un dono che ci è stato consegnato dal 25 aprile: si chiama democrazia. Il fascismo non fu democrazia, fu odio e violenza. So che la parola antifascismo viene pronunciata a fatica da alcuni, ma io vorrei raccontare ciò che è successo in settimana. Ho partecipato al Viaggio della Memoria che quest’anno ha portato sette pullman di giovani della provincia di Cremona a Gonars, in provincia di Udine.

Il fascismo fu questo: in una notte la città di Lubjana è stata circondata da filo spinato e 18 mila persone sono state prese e portate in un campo di concentramento. Fu questo il fascismo. Noi abbiamo nella nostra storia il peso di questa responsabilità. Oggi voglio fare questo: a nome delle istituzioni che rappresento voglio chiedere perdono per quei fatti di odio e di violenza che il fascismo ha disseminato nel nostro paese e nell’Europa. Perché se non si fanno i conti fino in fondo con fedeltà e con rigore con la propria storia non si può delineare il proprio futuro. In maniera altrettanto forte riconosciamo insieme che fu essenziale quella risposta di resistenza proprio per poterci permettere oggi di dire queste cose. Ma la democrazia che ci è stata consegnata è forte e fragile ad un tempo. E allora quello che abbiamo condiviso con i tanti giovani in questa settimana è stato questo: la guerra di Liberazione non è finita. Noi dobbiamo essere sempre e comunque i nuovi resistenti perché ci sono odi e violenze striscianti che entrano dentro le coscienze. Dobbiamo essere vigili come sentinelle, capaci di resistere.

Si parla di 700 vittime in quel maledettissimo canale di Sicilia. Non sono numeri, sono persone. Ripartiamo da lì. E’ vero, sono difficili le politiche di integrazione, bisogna avere coerenza, intelligenza, realismo, ma se non ripartiamo da un senso profondo di umanità la democrazia è in pericolo.

C’è una guerra di Liberazione da combattere, la liberazione dalla paura. La paura del futuro. Abbiamo traiettorie di futuro da disegnare per il nostro territorio, per il Mediterraneo e per l’Europa che deve essere il nostro orizzonte, un’Europa diversa, un’Europa capace di dire cose differenti nel mondo. Qualcuno dice, solo parole ma noi qui non possiamo fare nulla. Non è vero. Abbiamo questa responsabilità: la consapevolezza di costruire dentro la nostra comunità un nuovo mondo di relazioni e di giustizia. E’ la premessa unica e indispensabile per liberarci dalla paura, per avere una traiettoria di futuro, per cancellare l’odio e la violenza. Abbiamo la responsabilità che ci è stata consegnata dal 25 aprile: fare e costruire comunità. E questo dipende da ognuno di noi.

Come mi ha scritto Federica, questo palco oggi bisognerebbe toglierlo. Perché anche per chi di noi rappresenta pro tempore istituzioni sacre, in realtà oggi, siamo tutti cittadini di questo Paese. Noi oggi recuperiamo la consapevolezza che costruiamo memoria condivisa di una comunità unita, capace di liberarsi delle paure e di costruire traiettorie di futuro.

Non abbiamo paura di colori diversi, tutti questi colori si riassumono nei colori del tricolore e dell’Europa e di tutti i colori delle culture di questo mondo. Dobbiamo credere in una comunità che si radica nelle sue radici, ma perché si apre all’incontro con gli altri e con le altre culture.

Il 2 giugno faremo un’altra grande festa e consegneremo ai nuovi cittadini della città perché diciottenni e perché nuovi cittadini che vengono da altri paesi ciò che ci unisce, ciò che è vivo, ovvero quella bellissima Costituzione. Per lei chiedo un applauso. Rileggiamoli i primi articoli della Costituzione che sono il senso del nostro essere.

In quel 25 aprile dal Torrazzo sventolò una bandiera bianca, poi sostituita dal tricolore. Ecco il senso del 25 aprile: dobbiamo tornare ad essere comunità. Tutti insieme. Per questo oggi è una festa di popolo per cui dobbiamo essere grati a chi ce l’ha concessa, a chi ce l’ha permessa e grati a tutti noi per essere qua presenti.

Le immagini del corteo del 70° della Liberazione a questo indirizzo http://cremonaincomune.blogspot.it/2015/04/tutte-le-immagine-del-70-anniversario.html

Le immagini di tutti i premiati delle borse di studio a questo indirizzo http://cremonaincomune.blogspot.it/2015/04/borse-di-studio-25-aprile-2015.html

 

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News
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